C’è stato un tempo – e neanche un milione d’anni fa… – in cui gli appuntamenti per l’equitazione italiana, quelli inderogabili, erano Fieracavalli, Piazza di Siena, Cervia, Bagnaia, i Pratoni e, al Casalone, il Pna. Pnche? Spiegazione per gli ‘under 40’: Pna, Premio Nazionale Allevamento. Era il periodo in cui il settore allevatoriale italiano del cavallo sportivo cercava ancora di essere propositivo e dire la sua. Prima che la ‘globalizzazione’ coinvolgesse perfino mamme e papà dei campioni a quattro gambe.
Il Pna aveva una sede storica: Grosseto. Per la precisione l’ippodromo del Casalone. Un luogo in cui allevatori e supertecnici addetti ai lavori si trovavo e portavano i propri soggetti migliori. I puledri, le fattrici, gli stalloni… E naturalmente i cavalli in lavoro, pronti per mostrare quanto anche i prodotti nazionali potessero farsi apprezzane nelle discipline sportive. C’erano allevatori meravigliosi che snocciolavano genealogie che andavano indietro di 100 anni. C’erano i Maremmani, gli Anglo Arabi, pochi Murgesi e i prodotti degli allevamenti storici del Cavallo Italiano.
Un pezzo di storia del mondo equestre indissolubilmente legato alla struttura che per tanto tempo ha fatto da garbatissima ospite.
Un’ospite oramai molto anziana, che negli ultimi decenni in realtà non è stata molto bene…
Il Casalone piano piano ha ridotto le proprie attività, gli eventi, il numero delle corse fino ad arrivare, oggi, alla soglia dei 100 anni dalla sua apertura, alla terza asta per la sua vendita. Le prime due sono andate deserte. Una vergogna per questa bella signora che oramai non è più desiderata da nessuno…
Alla prima asta, i 200mila metri quadrati della struttura che ha una destinazione d’uso legata allo svolgimento e all’organizzazione di eventi e manifestazioni di natura ippica e delle corse di cavalli, si sono presentati con un cartellino da 3.800.000 euro. Era ottobre 2024: nulla di fatto. Ad aprile, il prezzo è sceso a 3.420.000 ma anche questa volta nessuna offerta. Ora si guarda all’asta di giugno, quando la base d’asta scenderà a 3.078.000 euro, con prezzo minimo appena superiore ai 2.300.000 euro.
Tanti soldi. Tantissimi. Ma nello stesso tempo un investimento che sarebbe sicuramente importante per la filiera italiana dei cavalli. Quante cose ci si potrebbero fare…